È certo più facile governare per slogan: salvo poi scontrarsi con la realtà.
Dichiarare guerra ai migranti, pretendere il “blocco navale” e poi scoprire che non solo non si può fare ma che poi sarebbe inutile perché aggirato da altre rotte.
Dichiarare guerra ai poveri togliendo loro ogni speranza e soprattutto la dignità (reddito di cittadinanza sostituito da una elemosina una tantum) per poi far vedere i muscoli con un paio di operazioni spot ed a favore di telecamera nelle quali si mostra la “bonifica” di alcune zone degradate. Bonifica come si trattasse di amianto o liquami e non di persone, esseri umani seppur svantaggiati e magari avvezzi al crimine.
Dichiarare guerra alle tasse descritte come “pizzo di Stato” e non come mezzo per finanziare la solidarietà.
Dichiarare guerra al lavoro stabile e pagato equamente: no al salario minimo si alla liberalizzazione degli appalti e subappalti selvaggi che poi portano ad episodi strazianti come l’incidente sul lavoro di Brandizzo.
Dichiarare guerra ai diritti con lo sdoganamento del pensiero trogloditico contro minoranze e contro un genere, quello femminile. Come Giambruno, marito della Meloni, che ha affermato questa bestialità: “Certo che se tu vai a ballare hai tutto il diritto di ubriacarti ma se ti umbriachi puoi incontrare il lupo”, insomma te la sei cercata, come per chi indossa la minigonna o esce truccata. Non servono altri commenti.
E l’elenco delle dichiarazioni di guerra non è di certo finito e continua ad aggiornarsi quotidianamente: questi sono i nostri governanti ai quali non piace la democrazia, non reggono ai confronti onesti, detestano le conferenze stampa ma adorano i “punto stampa” dichiarazioni senza contraddittorio.
Hanno demolito la radio-televisione di Stato, la RAI che hanno occupato in toto, come hanno occupato tutte le poltrone di tutti gli Enti possibili ed immaginabili, come mai era stato fatto in passato, sicuramente mossi da due stimoli: da un lato la paura di far scoprire la loro impreparazione e la loro smania di potere e dall’altro da un cocente fuoco covato a lungo, che ha rafforzato una volontà di rivincita tenuta sopita per più di ottanta anni e che finalmente vedono arrivare anche con l’appoggio di parte della popolazione quasi sempre smemorata ed obnubilata.
C’è un tizio, qualche anno fa che aveva fatto una affermazione che ancora oggi è più che mai attuale: “Per abbattere i padroni, prima bisogna eliminare i loro servi, cioè quella massa di gente senza idee e senza principi”. Ecco, per poter mettere in pratica questo principio basterebbe dichiarare guerra all’ignoranza, voler elevare la media della consapevolezza tra la gente, rendere la fruizione della cultura popolare (da non confondere con la popolarizzazione, lo svilimento della cultura che è l’opposto ed è proprio quello che è accaduto). Solo così si potrà riuscire a ritrovare una coesione sociale che porti frutti per tutti.
