Era proprio l’11 settembre 1973, cinquant’anni fa esatti e nel piccolo Paese sud-americano viene messo in scena un golpe, il Governo socialista viene rovesciato e iniziano i primi omicidi, i primi rapimenti, le prime sparizioni.
Tutto inizia col bombardamento aereo del Palacio de La Moneda, da parte di caccia militari appoggiati dall’ingresso immediatamente successivo di carri armati per le strade della città di Santiago.
L’esercito è con i golpisti: i generali sono i golpisti. E’ ovviamente una mossa della destra estrema per fermare il governo socialista e le sue riforme.
Salvador Allende, il presidente socialista, spiazzato, viene ancora protetto dalle sue guardie del corpo non scappa, non fugge ed anzi, poco prima di essere trucidato, intona il suo ultimo discorso trasmesso dalla Radio che suona come ultimo incitamento al popolo nella consapevolezza del futuro che lo aspetta.
Con voce ferma punta il dito sui suoi infedeli traditori e pronuncia le parole che resteranno quale suo testamento morale: “Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”.
Dopo di che il Cile perde il suo presidente eletto ma anche la democrazia e si incammina verso un percorso lastricato di omicidi, violenze, sparizioni. In migliaia moriranno ed in migliaia spariranno nel nulla sempre ad opera dei dittatori, militari infedeli.
Al golpe, la cui progettazione, il coordinamento della realizzazione sono stati ispirati e finanziati dagli USA fa seguito l’instaurazione di un Governo militare che è opera del generale Augusto Pinochet ed è stato pensato nei minimi dettagli, come il reclutamento di spie insospettabili sparse in uffici, tra le abitazioni, nei luoghi di lavoro. Basta una parola di troppo e si era subito ricercato, arrestati e normalmente non si fa mai più ritorno a casa.
Viene, allo scopo, utilizzato lo stadio Nazionale di Santiago, nel quale i rastrellati venivano smistati, un vero e proprio campo di concentramento dove i prigionieri venivano torturati per estorcere informazioni per poi essere raramente rilasciati, più normalmente allontanati per ignota destinazione. Ovviamente la Giunta Militare cerca per primi i sostenitori di Allende che liquida rapidamente. Si vive da subito nel terrore.
Ma perché Allende è così importante? È quello che per primo e contro ogni previsione aveva messo mano ad importanti riforme economiche e sociali, tra le quali la nazionalizzazione delle principali industrie e materie prime come il rame, la tassazione delle plusvalenze, la riforma agraria, la costruzione di ospedali, la lotta alla povertà, il potenziamento dell’istruzione. Aveva dato fastidio, spaventato anche gli USA.
Ed allora tutto è lecito: rapire, torturare ed uccidere. Non si conoscono i numeri esatti dei morti che si fondono con quelli degli scomparsi, i “desaparecidos”. Migliaia di persone sicuramente sono state trucidate nei peggiori modi possibili e senza pietà alcuna tra il 1973 ed il 1990. Si parla di 31.000 vittime di violazioni ai diritti umani durante la dittatura cilena, con 2’125 morti e 1’102 sparizioni riconosciute. Migliaia le ragazze stuprate e fatte partorire per soddisfare il desiderio di avere un figlio di coppie più o meno ignare della provenienza di questi bambini poi adottati e le cui madri venivano poi uccise. Si è dovuti arrivare al 1998, 25 anni dopo il golpe, ed il giudice spagnolo Baltasar Garzón emette contro Pinochet un mandato di cattura internazionale per la scomparsa di cittadini spagnoli avvenuta durante la dittatura. Pinochet è accusato di genocidio, terrorismo e tortura. È arrestato a Londra, dove si trovava per farsi curare, ma il 2 marzo 2000 il ministro dell’Interno britannico Jack Straw lo fa liberare e tornare in Cile, dove riesce a evitare qualsiasi processo. Muore d’infarto nel 2006, a 91 anni.,
Il coinvolgimento degli USA nell’organizzazione e nel finanziamento del golpe, se prima era ovvio, solo il 26 agosto 2023 diventa ufficialmente ammessa, infatti gli Stati Uniti hanno declassificato nuovi documenti che risalgono alla vigilia del golpe del 1973. Il coinvolgimento dell’allora presidente USA, Richard Nixon, e del Segretario di Stato, Henry Kissinger, nel piano per mettere fine all’esperienza socialista di Unidad Popular in Cile è da tempo più di un sospetto, ed è confermata da documenti precedenti, usciti sempre dagli archivi statunitensi. “Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare, mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati decidere da soli”, ha detto Kissinger durante una riunione del 27 giugno 1970 in cui si esaminano gli interventi segreti degli USA in Cile. Anche altri documenti declassificati durante la presidenza di Bill Clinton (1993-2001) provano come Washington e la CIA tentarono di rovesciare Allende dall’inizio degli anni ‘70.
Sono attualmente solo 130 gli alti ufficiali ancora detenuti nel carcere speciale di Punta Peuco, detenuti in condizioni di agio e comodità rispetto ai penitenziari ordinari del Paese. Si tratta di ex militari, perlopiù ultrasettantenni, ex agenti della Dina e del Cni i servizi di intelligence del regime autoritario di Pinochet, responsabili di esecuzioni, sparizioni e torture.
Solo pochi giorni fa, era il 30 agosto 2023 ed il presidente Gabriel Boric ha firmato il decreto che formalizza il Piano nazionale di ricerca delle vittime di sparizioni forzate durante la dittatura militare. Delle migliaia di vittime di sparizioni, “ne abbiamo trovate solo 307. È ora di correggere questa situazione”, ha detto Boric in occasione della Giornata internazionale dei desaparecidos. Il piano prevede una centralizzazione degli enormi fascicoli giudiziari e di altri archivi. Verranno impiegati software speciali e finanziate le ricerche (nei luoghi dove potrebbero essere sepolte le vittime) e gli scavi in sospeso da anni per mancanza di finanziamenti.
L’8 settembre 2023, cinque giorni prima dell’anniversario del golpe, il presidente cileno Gabriel Boric e 4 ex capi di Stato viventi (Michelle Bachelet, Ricardo Lagos, Eduardo Frei e Sebastian Piñera) firmano un documento l’impegno “Per la democrazia, sempre”. Nel testo sottolineano la tradizione democratica del Cile e si “impegnano a mantenerla, nonostante le differenze politiche”, “prendendosi cura e difendendo la democrazia, nonché rispettando la Costituzione e lo Stato di diritto”. “Nel 50esimo anniversario del violento crollo della democrazia in Cile, che costò la vita, la dignità e la libertà di tante persone, cilene e di altri Paesi, vogliamo, affrontare le sfide con più democrazia, mai con meno, condannare la violenza e promuovere il dialogo e la risoluzione pacifica delle differenze, con l’obiettivo del benessere dei cittadini”.
Il Cile arriva diviso all’appuntamento con l’anniversario dei 50 anni dal golpe del generale Pinochet. Il centrodestra cileno ha confermato ufficialmente che non parteciperà alle commemorazioni, vergognoso e grave in quanto nega la gravità dei crimini oramai palesemente disvelati anche dagli atti americani appena desecretati.