Il bacio alla francese è presente nel 90% delle culture. E il 10% delle culture che non si baciano, quali altri gesti romantici usano al posto del bacio? Una carezza? Si toccano il naso? Si strizzano l’occhio ritmicamente e a tempo? Devo assolutamente scoprirlo. Così comincia la mia ricerca sul web, ma non trovo molto. Trovo un’altra ricerca che dice che su 168 culture, solo il 46% usa il bacio per comunicare amore e passione. Quindi, i surrogati romantici del bacio non sono da imputare al 10%, ma al 54% delle culture. Continuo a cercare, ma mi lascio distrarre da altri baci, baci famosi.
Il bacio dell’Hotel de Ville, una foto scattata nel 1950 di Robert Doisneau per Life, mostra due giovani che si baciano mentre la vita di Parigi scorre accanto a loro. Tutti sono presi dal tran tran quotidiano, mentre i due amanti sembrano essere lì solo per baciarsi e amarsi. La foto di Doisneau li sottrae al fluire del tempo, rendendo quell’attimo eterno. Curiosamente, nel 1992 una coppia reclamò i diritti di quella immagine, sostenendo di essere i protagonisti; in realtà, erano due impostori. La storia di questo bacio è che Doisneau incontrò una coppia di innamorati che si baciavano in un bar e gli chiese di ripetere il gesto in strada per una foto. Li ringraziò, regalandogli una stampa della foto autografata che nel 2005 fu battuta all’asta per circa 200.000 euro.
Mi domando se Doisneau si fosse ispirato ad un altro famosissimo bacio avvenuto solo qualche anno prima, nel 1945, a Times Square durante i festeggiamenti per la fine del conflitto tra USA e Giappone.
Il marinaio e la crocerossina, durante i festeggiamenti per la fine del conflitto, si baciano. Il fotografo **Alfred Eisenstaedt **è anche lui in strada per documentare l’evento e gli scatta una foto in bianco e nero che divenne il simbolo della fine delle ostilità tra USA e Giappone. Tendiamo a pensare che l’estetica sia tutto nella fotografia, invece le foto che passano alla storia non sono esteticamente belle, ma raccontano storie memorabili, come contrapporre un bacio alla guerra, che è davvero memorabile.
Ricordate quella campagna contro le sigarette? “Se ti viene voglia di fumare, dalle un bacio”. Ecco, se ti viene voglia di lanciare due bombe atomiche, coprila di baci.
Cerco ancora e trovo un altro bacio, un “bacio animato”, sul quale generazioni di bambini si sono divertiti ed emozionati: Lilli e il Vagabondo si baciano alla fine del risucchio di uno spaghetto.
Stavo ancora una volta distraendomi dalla mia ricerca su quel 54% delle culture che non si baciano quando il mio occhio cade su un abstract che parla di baci, ricerche, università. Clicco, apro la pagina web e comincio a leggere. Trovo questo: i ricercatori di un’università olandese hanno preso delle coppie e gli hanno fatte bere una bevanda probiotica, poi hanno fatto un tampone alla loro bocca. A questo punto, li hanno fatti baciare e hanno prelevato un altro campione di saliva. Dalle analisi comparative, risulta che 80 milioni di batteri sono passati da una bocca all’altra; ad ogni bacio passano talmente tanti batteri che dopo 7-8 baci, le coppie hanno praticamente gli stessi batteri in bocca. Ok, basta, spengo tutto e vado a cena. Durante la cena, guardo la mia compagna e faccio uno strano pensiero un po’ imbarazzante: mi piace baciarti, ma cosa dire degli 80 milioni di batteri che dalla tua bocca saltano nella mia? 80 milioni di abitanti li fa la Germania; quindi, quando mi baci, una “Germania di batteri” mi salta in bocca. 80 milioni di “Bat-intrusi”. Abbasso lo sguardo, c’è il bicchiere di vino; lo prendo, lo mando giù tutto d’un fiato e affogo lo strano pensiero.
Che riflessioni fare su questa storia, oltre al fatto che ci dispiace per quel 54% delle culture che non praticano i baci romantici? Forse surrogano i baci con qualcosa di meglio; ce lo facciano sapere. C’è che certe cose è meglio non saperle e, se ci capita di leggerle, è meglio dimenticarle il prima possibile. Il vino con cui ho affogato i miei pensieri bizzarri era un Chianti del 2017, un rosso “al bacio”.
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