In molte regioni italiane, compresa l’Umbria, in questi giorni apre ufficialmente la stagione venatoria.
Questo evento annuale è atteso, ancora da molti, come una tradizione consolidata, mentre altri lo vedono come un vero appuntamento con la morte, quindi, considerati gli sconvolgimenti climatici in corso, dovuti alle attività antropiche sconsiderate, questi ultimi vivono la giornata ed i mesi successivi con crescente preoccupazione.
Mentre un esercito di trogloditi, che Zelensky arruolerebbe volentieri ma che, codardo, si guarda bene dall’affrontare un nemico con pari capacità di fuoco, si alza presto la mattina, si veste da soldato professionista, si arma visori, di fucili anche a ripetizione e cartucce micidiali, pronti a partire per il gioco della caccia.
C’è, invece in molte altre persone, crescente consapevolezza che uccidere per il piacere di farlo potrebbe essere un segno di grave patologia. Insomma chi uccide per gioco un animale non umano è pericoloso per se, per gli altri e sicuramente per il pianeta ed i suoi abitanti.
La caccia è una tradizione profondamente radicata nella società italiana. È stata storicamente associata a scopi di sostentamento e controllo della fauna selvatica. Tuttavia, negli ultimi decenni, anche queste motivazioni sono svanite lasciando la caccia quale disastrosa attività ludica. Fortunatamente è sempre più avversata a causa della crescente sensibilizzazione riguardo alla conservazione della fauna selvatica ed al suo ambiente.
Uccidere, per il gusto di farlo, gli ultimi animali selvatici superstiti è un motivo di preoccupazione crescente tra gli ambientalisti e i difensori della fauna selvatica ma poi di chiunque abbia un minimo di sensibilità e spirito solidale. La diminuzione delle popolazioni di specie animali, molte delle quali sono a rischio di estinzione, rende l’abolizione della caccia una questione non più procrastinabile.
Da un lato, i sostenitori della caccia insistono sulla sua importanza nella gestione della fauna selvatica e la tradizione culturale che la circonda. Dall’altro, gli oppositori vedono la caccia come una pratica crudele e disumana che minaccia la biodiversità mettendo in pericolo anche la nostra salute e su quella degli animali, anche non oggetto della caccia stessa. Parlo del fenomeno preoccupante dell’avvelenamento da piombo dei terreni, delle acque e quindi degli animali compreso l’uomo. Ma anche qui la lobby della caccia ha ancora vinto, non si è ancora riusciti a bandire i pallini di piombo e almeno imporre quelli d’acciaio. Ricordiamo la rivoluzione avvenuta con il passaggio da benzina con piombo e benzina senza piombo, ecco i cacciatori sono lobbisticamentd più forti dei petrolieri… pensa un po’.
Mentre la stagione venatoria in Italia continua a generare dibattiti accesi e contrasti. È essenziale mettere mano rapidamente a norme che tutelino il pianeta, i suoi abitanti e quindi la nostra salute che si mantiene grazie alla biodiversità. Fermiamo la caccia.