Giorgia Meloni è in costante campagna elettorale da quando è stata eletta, quindi da sempre, insomma, e prosegue ad oltranza.

E così dopo essersi spostata in Ungheria per “difendere Dio e la nostra civiltà” abbracciando e sbaciucchiandosi con Viktor Orbán, ci ha tenuto a rialzare i toni, tra l’altro mai smorzati, per ricordare a tutti che lei c’è e che non scherza e che a giugno vuole vincere costi quel che costi.

Ovviamente Salvini, coi suoi ripetuti sorpassi a destra non le fa piacere, visto che queste mosse rischiano di erodere i consensi già in flessione di FdI. Il tema che brucia sono gli sbarchi ed allora lei, Giorgia, si arrampica sugli specchi, insaponati proprio da Matteo, e definisce tutti gli sbarcati “illegali”, rei di essere sopravvissuti a guerre e sommosse varie, vivi dopo traversate di savane e deserti, resistenti alle detenzioni nei lager libici o di altri luoghi ma ancora in forze dopo torture e stupri ed ancora in grado, dopo tutto di sconfiggere il Mediterraneo, sempre pronto a divorare ed a portarti nei suoi abissi.

Quindi questi clandestini, illegali, scampati ad esperienze mostruose, si permettono di arrivare a Lampedusa e rovinare in questo modo, la campagna elettorale di Giorgia. E lei però non si scoraggia e tira fuori dal cappello Ursula von der Leyen, alla quale strappa promesse che fa apparire, alla stampa amica, quasi come ammissioni di presunte mancanze dell’Unione.

Intanto, comunque, Giorgia rincara la dose per tentare di tornare a destra di Salvini, in una corsa che a forza di svolte a destra, si è trasformata in un vortice di idee tutte una più a destra dell’altra, ma tant’è: la guerra è guerra e quando qualcuno sul Pratone di Pontida porta la Le Pen e tu hai solo la von der Leyen, allora devi dare spazio alla fantasia. E così Giorgia comincia a sparare in sequenza: dichiarazione di “guerra ai clandestini”; la marina militare italiana schierata davanti alle coste africane per bloccare i barconi, anzi no, una missione navale europea per bloccare i barconi. E poi? Poi espulsioni, ma espulsioni con le palle, previa detenzione fino anche a 18 mesi in centri “perimetrati” e sorvegliati dai militari, io leggo sempre più la parola lager, la perdita totale di umanità, lo sconvolgimento dei principi cardine della nostra carta costituzionale.

Tutto questo avrebbe lo scopo di mandare un messaggio a chi starebbe per partire e che, considerati i rischi corsi sin lì, desisterebbe viste le condizioni che verrebbe a trovare qui… pazzesco. Un altro gigantesco flop della politica meloniana si preannuncia ma tanto la memoria dell’elettore medio della Meloni è quella di un pesce rosso.

Anche il cosiddetto Piano Mattei doveva funzionare, salvo poi essersi dimostrato un flop. Il commercio degli idrocarburi arricchisce da sempre solo i ras, i capi ma continua ad affamare il popolo.

Ma persino gli accordi stilati con la Tunisia del tiranno Saied non funzionano, l’Europa non vedendosi presentare i piani da finanziare, non ha mandato i soldi, e Meloni ha incolpato Borrel, dopo averci messo di mezzo Gentiloni, nel suo stile di spargi-letame professionista, visto che le partenze non si sono arrestate ed anzi sono incrementate.

Ma tutti in Europa sono in campagna elettorale e così quasi tutti sembrano essere stati attratti da questo vortice destrorso: anche la von der Leyen non ha rinunciato al suo minuto di celebrità aggiuntivo, circondata dai migranti di Lampedusa. La Francia ha aumentato i gendarmi ai confini con l’Italia e la Germania ha annunciato, con la stessa Francia, la disapplicazione degli accordi di ricollocazione dei profughi. Insomma, in questa corsa alle poltrone europee, vince chi è più disumano, chi è meno solidale, chi odia, chi urla e chi manganella, proprio come è successo a Lampedusa.

https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Lampedusa#/media/File:Porta_d'Europa.jpg:~:text=Di%20Wjkxy%20%2D%20Opera%20propria%2C%20CC%20BY%2DSA%204.0%2C%20https%3A//commons.wikimedia.org/w/index.php%3Fcurid%3D99167629