E noi continuiamo ad armarli e a illuderli. Intanto, la controffensiva militare ucraina è al palo e l’esercito russo devasta a distanza, senza perdite, ma finendo di tirare giù, assieme agli ultimi palazzi in piedi, anche il morale della popolazione, oramai allo stremo. L’inverno è alle porte e quest’anno sarà più duro che mai: niente gas e niente elettricità nella maggior parte dei quartieri di tutte le città e dei villaggi ucraini.
L’Europa intanto si divide: in testa la Polonia, i cui agricoltori sono letteralmente sul piede di guerra per il dumping dovuto alla guerra del grano (i magazzini polacchi sono pieni di grano ucraino). E la politica di Varsavia ora non lo può più ignorare visto che il 15 ottobre ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento.
Volodymir Zelensky cerca di smarcarsi e di stimolare gli alleati, ma accusa il colpo e denuncia alle Nazioni Unite il “finto supporto di alcuni stati amici” che hanno causato la convocazione dell’ambasciatore ucraino a Varsavia.
E allora la Polonia rompe il fronte, fino ad oggi, almeno esteriormente, granitico, degli aiuti a tutti i costi a Kiev, rivendicando uno stop all’invio di ulteriori armamenti all’Ucraina. “Non invieremo più armi a Kiev” ha affermato il premier polacco Mateusz Morawiecki “Dobbiamo difenderci. Dunque abbiamo bisogno di armarci”. E’ l’inizio della fine per Zelensky se si considera quanto già avvenuto, anche se in maniera molto più soft, da parte della Germania che ha da sempre inviato aiuti militari con riluttanza e con il contagocce.
La settantottesima sessione delle Nazioni Unite di New York con le varie dichiarazioni, in primis del presidente della repubblica polacco, Andrzej Duda, secondo il quale “L’aggressione russa sta avendo costi globali enormi, crescenti sempre più” è una cartina al tornasole della situazione. Le dichiarazioni di Duda sono poi state riprese da Morawiecki che ha detto che “non trasferiremo all’Ucraina le nuove armi che stiamo acquistando attualmente come parte della modernizzazione dell’esercito polacco” e questo in parte per correggere il tiro ed ammorbidire lo stallo dei rapporti tra i due Paesi.
Tre settimane è tutto lo spazio temporale rimasto prima delle politiche polacche e, per il PIS (Diritto e Giustizia), il problema è farsi vedere fermo su posizioni intransigentemente nazionalistiche: prima i polacchi, questo slogan che, nella sostanza, riunisce i nazionalisti d’Europa.
Così PIS per garantirsi la terza vittoria elettorale di fila, tiene duro visto che è tirato per la giacca dal partito Polonia Sovrana, ultra-nazionalista che fa capo al ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, in rotta per la politica estera di Morawiecki.
In sostanza la Polonia da oggi invierà all’esercito ucraino solamente gli armamenti già concordati ma non concederà più altri sistemi d’arma o munizionamenti aggiuntivi.
Questa mossa rappresenta un grosso problema per l’Ucraina, che vede iniziare lo sfaldamento del fronte a suo favore in Europa se si considera che anche il Congresso americano non ha riservato se non una timida accoglienza a Zelensky poiché vede crescere al suo interno, un fronte trasversale contrario alla prosecuzione dell’invio costosissimo di armamenti all’Ucraina.