Attorno agli anni ‘20 del secolo scorso si sono affacciate, in Germania ed in Italia, due ideologie molto polarizzanti, parliamo di Nazismo e Fascismo. Il Nazismo, nato in Germania vent’anni dopo era finito. Attorno al 1945 i capi nazisti erano morti o erano fuggiti soprattutto in Sud America e chiunque era stato nazista si sperticò pur di rinnegare di aver mai preso parte a cotale delirio delinquenziale. Insomma, tranne poche ed insignificanti sacche, il nazional-socialismo è finito lì.
Ma a cosa aspiravano i nazisti? Concetti pochi e semplici: realizzare il mito della grande Germania, sterminare gli ebrei e tutti quelli di una presunta razza non pura, non ariana. Quindi sotto al simbolo della svastica ci ritroviamo quei concetti assieme al dittatore, capo carismatico ed ideatore, un certo Adolf Hitler. Questo preambolo è utile per capire poi la differenza tra Fascismo e Comunismo. Il Fascismo è nato nel 1919 e nel ‘45 è finito con la fine della guerra mondiale ma anche civile e con la morte di Mussolini. Il Fascismo è durato più o meno vent’anni come il Nazismo. Ma con la morte del Fascismo, non sono morti i fascisti. L’Italia, alla fine del secondo conflitto mondiale, era ancora piena di fascisti ed è tutt’ora piena di fascisti.
Un motivo facilmente comprensibile è che il regime ha governato il Paese per un periodo lungo ed ha goduto di un fortissimo consenso, anche se c’era, ovviamente, un dissenso diversamente distribuito lungo lo stivale. Il motivo del consenso sta in una forma primordiale di populismo. E comunque in ogni famiglia italiana ci sono memorie di parenti passati tra le fila del Fascio o tra i Partigiani. Si chiama polarizzazione, non vi vengono i brividi se si pensa alla situazione attuale? Quello che è venuto dopo il ‘45 ovviamente si definisce neo-fascismo, ed è un’altra cosa, ma le origini sono quelle. Infatti se si chiede a qualche simpatizzante di destra cosa ne pensa di Mussolini, la sua risposta sarà quella di chi lo stima e ne tesse un elogio per le cose ben fatte. Quindi il Fascio Littorio li rappresenta e rappresenta Mussolini e la sua storia. E cosa vogliono questi signori? Cosa sognano? Che l’Italia sia forte, potente, unita e non debba avere partiti che litighino tra loro, tanto sono tutti uguali. Ne basta uno buono per tutti. E poi basta giornalisti e giornali che ricordano cose scomode e noiose, che parlano di riscaldamento globale ed auto elettriche, non ci devono essere giornali contro il regime, vi viene in mente cosa è successo in RAI? Questo è quello che piaceva ai Fascisti e che piace ai nuovi rappresentanti del popolo. Al popolo piace e si vede. Insomma il fascismo è quello.
E allora dove lo mettiamo il comunismo?
Partiamo col dire che il Comunismo, quello reale è finito. L’ideologia comunista, invece, è nata all’inizio dell’Ottocento. Era il 1848 ed esce il Manifesto del Partito Comunista di Marx che comincia con le famose parole “Uno spettro si aggira per l’Europa”. Da quel momento nulla sarebbe stato più come prima: un testo che preoccupa non poco i padroni, i ricchi, tutti coloro che detengono il potere e che fino a quel momento hanno tenuto soggiogato il popolo, le masse. Questi si sono accorti che i loro operai non si accontentano più di lavorare e essere sfruttati ma si stanno organizzando e vogliono qualcosa, i loro diritti. Come li vogliono ottenere? Lottando per cambiare il mondo. Il movimento comunista, iniziato a metà ottocento è durato fino a l’altro ieri, 150 anni. Mentre il Nazismo ed il Fascismo hanno avuto una durata di un ventennio e sono rimasti confinati in pochi Stati se si escludono quelli d’origine, il Comunismo è esistito in tutti i Paesi del mondo ed in pochi ha rappresentato, per un periodo più o meno lungo, la forma di governo. Ma la vera discriminante è rappresentata dal fatto che nella maggioranza dei Paesi non sono mai andati al potere, sono sempre stati perseguitati, essere comunisti voleva dire rischiare la persecuzione, la galera o anche la morte.
Una riflessione va aperta sui partiti comunisti che sono andati al potere: prima in Russia dopo il 1917, poi con la fine del secondo conflitto mondiale anche in altri stati. Ma il comun denominatore è certamente il fallimento dei progetti. Per capire, basta riflettere su quanto accaduto in URSS, dove venne presto organizzato un governo assassino e omicida, che se da un lato migliorava la condizione del popolo attraverso la sua meticolosa organizzazione e molta più eguaglianza, dall’altro lato lo stesso governo si ammantava di retorica vuota, propaganda insopportabile e molta violenza omicida. Nella realtà dei fatti Stalin nei suoi anni ha fatto più morti di quelli che ha fatto Hitler.
Ma ho parlato di partiti comunisti… ma il comunismo era quello o è altro? Pensiamo ai lavoratori trucidati durante gli scioperi nell’Italia appena unita di Vittorio Emanuele II. Oppure ai comunisti morti nei campi di concentramento. Ma anche ai sindacalisti che si sono fatti ammazzare in tanti Paesi. O chi è stato ucciso lottando contro il colonialismo pensando che il comunismo fosse una cosa meravigliosa. Tutti questi erano dei poveri illusi? Forse. Sui principi fondanti e fondamentali delle ideologie però c’è la certezza che mentre da un lato vi è sempre stata la volontà di prevalere, prevaricare, escludere, nell’ideologia comunista è chiara la volontà egualitaria, il rispetto altrui ed il bene comune.
