L’attuale maledetta assuefazione alla guerra ha gettato un velo di oscurità sulla nostra umanità. In questo teatro sanguinario, l’odore pestilenziale della guerra, partendo da Gaza, avvolge ogni angolo del nostro mondo, penetrando nelle vite di coloro che ne sono vittime e avvelenando le coscienze di chi la perpetua.
È giunto il momento di rompere questo ciclo nefasto, di spezzare le catene dell'assuefazione che ci tengono prigionieri della violenza. Il bisogno di pace è un grido disperato proveniente dalle voci soffocate dalla guerra, un richiamo alla nostra compassione e all'umanità che condividiamo.
La pace non è solo l’assenza di conflitto, ma la presenza di giustizia, equità e rispetto reciproco. Dobbiamo sfidare l’assuefazione, disintossicarci dall’idea distorta che la guerra sia inevitabile. La pace è un’aspirazione universale che richiede impegno e azione congiunta.
Non possiamo accettare questa violenza atroce perché punizione e vendetta e, poi, per atti di altri. I civili, i popoli, i bambini non sono scudi ma esseri viventi ed è un crimine non solo attentare alle loro vite ma anche solo considerare la loro morte, ferimento, problema collaterale.
Siamo chiamati a rompere le catene dell’assuefazione, a respingere l’odore pestilenziale della guerra e a costruire un mondo in cui la pace sia il profumo che pervade le nostre vite. Solo allora potremo aspirare a un futuro in cui le generazioni a venire saranno libere da questa tragica dipendenza e potranno godere del diritto fondamentale di vivere in un mondo senza conflitti perché finalmente senza confini.
Due popoli, due Stati. Via gli occupanti dalle colonie illegali. Riconoscimento immediato dello Stato palestinese. La pace così sarà possibile e possibilmente duratura.
