Un nuovo femminicidio: relazioni abusive ed il possesso patologico, di questo si tratta.

E’ stato ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin, la ragazza scomparsa assieme al fidanzato Filippo Turretta, oramai una settimana fa.

E quindi siamo di fronte a quello che non volevamo fosse ma che tutti temevamo: un femminicidio.

Un evento, come questo ultimo, è il tragico risultato dell’oppressione di genere, in cui il controllo e il senso di possesso dell’uomo si manifestano in violenze estreme.

Le donne diventano vittime di una dinamica relazionale distorta, in cui il possessivo dominio dell’uomo sfocia in episodi di violenza crescente che troppo spesso diventa estrema, culminando, a volte, nella perdita irreparabile della vita.

Affrontare il femminicidio richiede un impegno diffuso per cambiare le mentalità, educare sulla parità di genere e creare sistemi di supporto per le vittime.

È essenziale sfidare e cambiare le norme culturali dannose che alimentano il senso di possesso e la dominanza maschile, contribuendo così a creare società più sicure ed equilibrate.

Queste politiche non si attuano peggiorando le punizioni, il colpevole è disposto anche a perdere la propria vita , figuriamoci cosa cambia una minaccia di inasprire una pena. Di converso, l’educazione, a partire dall’adozione nelle scuole di materie specifiche ed argomenti trattati interdisciplinarmente, sono l’unica cura per questa tremenda piaga.