L’italiano è una lingua androcentrica e sessista. Partendo da questo assunto, già teorizzato negli anni 80 del secolo scorso, da personaggi del calibro di Alma Sabatini (docente di lingua italiana ed inglese ma soprattutto attivista nel movimento femminista), non possiamo che lavorare ad un progetto rivoluzionario che restituisca al genere femminile quanto da secoli, se non millenni, abbiamo tolto alla donna. Ovviamente, purtroppo, non è solamente un problema italiano ma è anzi generalizzato e diffuso, purtroppo in tutto il mondo.
Comunque parlo al plurale, quale rappresentante di un intero genere, quello maschile che ha anche nella lingua, soverchiato il genere femminile, in ogni lingua scritta è così. Grammaticalmente, in italiano, se ad esempio, si dovesse parlare di un gruppo di persone, maschi e femmine, allora la “corretta” versione della frase dovrebbe contemplare esclusivamente il plurale maschile. Riflettiamoci ma è la triste verità.
Anche se tutte le lingue risultano più o meno marcatamente sessiste, ogni materia dello scibile umano è raccontata parlando di gesta maschili: la storia, le scienze, la medicina. Poche e recentissime sono le eccezioni. Se poi si volesse passare dalle parole ai fatti, allora, potremmo dire che abbiamo eretto muri se non anche torri d’avorio, comunque piedistalli dove abbiamo piazzato un intero genere: si pensi alla architettura o anche all’urbanistica. Dagli archi di trionfo ai monumenti equestri per arrivare a certi giochini da pervertiti come i grattacieli e la loro corsa alla costruzione più alta, parallelismo, più che ovvio, al fallo più lungo. Ma abbiamo piegato anche la costruzione di luoghi accessibili più ad un genere che ad un altro. Parlo, ad esempio, dei parchi cittadini: male illuminati e mal distribuiti. Pensati da urbanisti maschi per fruitori cittadini maschi. Quanto affermo è avvalorato da una ricerca commissionata dalla regione Piemonte sulla sicurezza urbana. Ma esistono varie ricerche che hanno scoperto che, ad esempio, i parchi sono frequentati in maniera ugualitaria da maschi e femmine fino ai 12 annidi età, poi la frequentazione resta principale appannaggio degli uomini.
Per quanto appena accennato, le città andrebbero ripensate: l’illuminazione, la creazione di percorsi sicuri, la realizzazione di parcheggi gratuiti che permettano la frequentazione di luoghi di aggregazione, lo studio strategico delle fermate di bus, treni e metro, servizi di accompagnamento e creazione di punti di riparo e di allarme h24 e tanto altro si potrebbe fare per proteggere e rassicurare il genere femminile intanto che politiche rieducative facciano effetto e prendano piede nella società.
Infatti la nostra società è maschilistica sin da giovanissimi, la divisione dei ruoli è l’aspetto visibile di una educazione compartimentata. Alla bambina il rosa, al maschietto il celeste, alla bambina la bambola, al bambino i soldatini. Ma poi l’approccio: la femmina può piangere il maschio no. La bambina può chiedere aiuto, il maschio non deve, pena la diminuzione della sua virilità presunta ed imputata. Da qui, certamente, un problema anche di minore impatto emotivo, se per una ragazza o per una donna può essere affrontato anche collegialmente e magari superato, per un ragazzo o per un uomo può rappresentare un ostacolo anche insormontabile che potrebbe creare anche uno stress incontrollabile che lo costringa ad una condizione che li inibisca nel controllo delle emozioni, magari lo guidi verso una condizione di irritabilità, di rabbia improvvisa o confusione emotiva, depressione, ansia, insonnia ma anche la determinazione a rimuovere anche con atti violenti il problema che risulta ingestibile per poi negarlo al fine di evitare in qualsiasi maniera qualunque atto che lo costringa a ricordare l’evento traumatico. Questo è il quadro clinico di un genere frustrato che, in Italia, può arrivare anche a commettere in 11 mesi oltre 107 femminicidi.
Risulta quindi basilare un cambio di paradigma, di approccio. Urgono investimenti pubblici, campagne formative per docenti, giornalisti, pubblicitari, influencer, cantanti, che immettano nella società un siero, un antidoto alla violenza, che porti al rispetto ed alla vera parità di genere. Questo governo, spaventato dalla parola “sessuale”, dal concetto di rispetto delle diversità, dalla cosiddetta “teoria del gender” e da tanti altri spauracchi grazie ai quali ha costruito una identità ed addestrato un elettorato composto anche da trogloditi frustrati, è certamente inadeguato e lo si vede da come si approccia per la risoluzione del problema dei femminicidi: inasprimento delle pene per gli stupratori e per gli assassini anche magari con un’aggravante specifica, come proposto dal solito Salvini. Ad un uomo disposto ad uccidere poco importa la pesantezza della pena, lo si dovrebbe sapere, spesso si tolgono la vita subito dopo…
Bene ha fatto Elly Schlein a tendere la mano alla Meloni per tentare di trovare un terreno comune. La speranza è che almeno su questo si possa velocemente trovare un accordo. I diritti, a differenza di quanto declamato in campagna elettorale dalla destra, sono importanti, sono la base della società, sui diritti si fonda la convivenza, senza convivenza non può esserci nulla se non la devastazione.