“Triplicare l’energia nucleare entro il 2050”: questo il motto del terzo giorno della COP 28 a Dubai.
Entra nel vivo l’incontro sul clima, infatti, se durante i primi due giorni si era parlato di refusione dei danni per quegli Stati che, nonostante non abbiano causato il cambiamento climatico, ne subiscono massicciamente le conseguenze, comunque sono stati stanziati pochi soldi, veramente spiccioli, ora, con la terza giornata il mostro si svela per quello che è: viva il petrolio e viva il nucleare alla faccia di tutti i disastri avvenuti e quelli a venire.
L’Italietta della Meloni si accoda, tronfia, a Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Giappone, Emirati Arabi Uniti e altre 17 nazioni che hanno annunciato un accordo per triplicare la potenza nucleare installata entro metà secolo. Ma c’è chi rilancia, come Sultan Al Jaber, presidente della delegazione organizzatrice dell’evento COP: “Senza energia fossile sarebbe un ritorno alle caverne”. Alla faccia della crisi climatica.
Secondo John Kerry , l’inviato speciale in rappresentanza della presidenza USA “la scienza e la realtà dei fatti ci dicono che non si può arrivare ad emissioni nette zero senza nucleare” ed ecco l’ingrediente principale di questa ricetta disastrosa. Quindi più petrolio ed ora più nucleare.
Non solo, il 2050 è un traguardo lontanissimo, infatti, abbiamo solo 10, massimo 15 anni per intervenire prima che gli eventi prendano una china disastrosa per tutto il pianeta, ma questo sembra non spaventare i partecipanti principali di questa COP. Il traguardo del grado e mezzo di incremento della temperatura globale appare così sempre più arduo.
La Meloni, è apparsa smarrita per l’enormità degli argomenti, si fa sentire la mancanza di consiglieri all’altezza, non ha comunque firmato il memorandum e non ha menzionato il tema nei discorsi se non con molta prudenza dichiarando “Non sono sicura che ricominciando da capo l’Italia non possa rimanere indietro”. Salvo condire di vuoto nullismo i discorsi e le dichiarazioni dicendo di essere pronta a ricredersi dinnanzi ad evidenze contrarie. Sparando la solita balla spaziale con un riferimento alla fusione nucleare, “grande sfida italiana”.
Una buona notizia arriva dall’annuncio sulla triplicazione dell’energia rinnovabile a livello globale entro il 2030 è arrivato, firmato 116 paesi ma che alla fine potrebbe essere firmato da tutti i partecipanti.
Altra buona notizia, gli USA finalmente si dichiarano contro carbone e metano ed aderiscono al Powering Past Coal Alliance, che li impegna a non costruire nuove centrali se non connesse a sistemi di raccolta e stoccaggio del CO2 e questo da subito, che si realizzerà in una riduzione del metano dell’80% entro 15 anni. Questo è importantissimo visto che il metano si degrada in atmosfera più velocemente della CO2, ma ha un effetto sulle temperature 84 volte più potente della anidride carbonica.
Ulteriore buona notizia viene dalla Colombia che è la prima nazione latinoamericana ad aderire alla Fossil Fuel Non-Proliferation Treaty Iniziative. Si fa sentire così Gustavo Petro, economista e politico, “Dobbiamo evitare l’omicidio del pianeta”. Voce dirompente, proveniente dal presidente di un Stato, Petro, passaporto italiano, che presiede, primo presidente di sinistra della storia colombiana e sta portando alla ribalta mondiale soprattutto per le idee nate nell’incubatrice Colombia Humana, la sua organizzazione.
Questo trattato di riduzione delle fonti fossili, fino ad ora, era stato sostenuto da pochi e piccoli Stati, dal Parlamento Europeo e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Fino a qui parole ed auspici, speriamo vivamente seguano atti concreti, ne va del nostro futuro.