E alla fine hanno gettato la maschera: il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) che il governo Meloni vorrebbe realizzare in Albania, ospiterà anche detenuti. Una nuova Guantanamo italiana. In barba a tutti i principi giuridici.
Lo hanno messo nero su bianco nel disegno di legge, approvato dal Consiglio dei ministri e che ora passerà il vaglio del parlamento. Stanno filtrando notizie sempre più insistenti e quindi preoccupanti.
Si tratterà anche di una struttura di detenzione, infatti oltre ad agenti di Polizia di Stato, Carabinieri e Finanzieri, ci sarà un nucleo di Polizia Penitenziaria.
Per adesso l’ipotesi più plausibile sarebbe quella che gli internamenti dovrebbero essere previsti in quel Cpr, solo per i reati commessi proprio nello stesso Cpr, dove la competenza territoriale è Roma e dove verrà predisposta un’ala con “idonee strutture”, insomma un carcere.
Il vero costo di questa operazione appare stratosferico: 100 milioni e non le cifre modeste circolate nelle settimane scorse. Le strutture saranno tre: un hotspot al porto di Shengjin, un centro per il trattenimento dei richiedenti asilo sottoposti a procedura d’asilo accelerata in frontiera a Gjader e un Cpr nello stesso luogo. Nel complesso, da indiscrezioni di stampa, dovrebbero essere trattenute 720 persone. La realizzazione dei campi sarà a cura della Difesa.
Della vicenda ce ne eravamo già occupati e già apparivano farlocchi i numeri dati dalla Meloni che, parlando dell’accordo con Edi Rama, aveva detto che sarebbero stati tre mila i migranti lì ricoverati per un totale di 36mila l’anno. Ovviamente cifre lontanissime dalla realtà.
L’operazione Albania si inquadra in un progetto goffo e avventato, volto a mascherare gli insuccessi del governo Meloni, riguardo allo sbandierato contenimento dell’immigrazione tanto pompato in campagna elettorale e mai realizzato. Con questa meschina opera, economicamente devastante, dal costo stimato, in base ai dati forniti, in 139.000 euro a migrante, per il primo anno, si vorrebbero scoraggiare le partenze che dovrebbero interrompersi, secondo lo spirito di questo malsano progetto, dietro la minaccia del trasferimento in Albania.
Questa è detenzione amministrativa ed è stata già utilizzata da tutti gli ultimi governi, dimostratisi, per vari gradi, tutti razzisti, populisti ed insensibili ai bisogni dei più deboli. Si vogliono mettere in gabbia e mostrare come fere circensi persone il sui unico neo è quello di scappare da fame, miseria, malattie, guerre.
Ma questo Governo sta facendo un salto di qualità non trascurabile organizzando veri e propri campi di concentramento, che speravamo di non rivedere mai più, almeno in Europa. Campi di concentramento, perché di questo si tratta, progettati e, presto realizzati, da questo governo razzista che punta sulla costruzione, invenzione di un nemico in ogni ambito, qui è il migrante.
Questo fantomatico nemico è parte di un “mantra securitario” che è stato utilizzato per vincere le elezioni dalla coalizione che ci governa. Per un paese civile, con una storia millenaria sia in ambito del Diritto che di tolleranza e convivenza come l’Italia, è veramente un disonore: essere additati da sentenze delle istituzioni europee o da agenzie internazionali, come le nazioni Unite, non ci rende giustizia e ci relega a tate di quart’ordine, come è successo con questo attuale esecutivo, marginalizzato e guardato con sospetto ed un certo disprezzo.
Tra l’altro, la realizzazione di queste strutture è in aperto conflitto con l’art.13 della nostra Costituzione, che vieta di privare della libertà persone che non hanno commesso alcun reato. In questi luoghi, invece vi è una sorta di sospensione del diritto e dei diritti, le condizioni di detenzione sono sempre degradanti e disumane, come certificato proprio a Milano anche dalla recente ispezione del Cpr in via Corelli dove è stato scoperchiato un vaso di Pandora. Gestione arraffata e tesa alla massimizzazione dei profitti sulla pelle di povera gente, trattata in maniera indescrivibile, con offerta di vitto fradicio, alloggi fatiscenti e negazione di visite mediche a persone evidentemente non in salute. E’ ovvio che in questi luoghi, dove l’ingiustizia governa il sistema, regnino discriminazione, sfruttamento, violenza, illegalità e si possa facilmente arrivare alla corruzione.