Chi conosce e segue il professor Alessandro Orsini lo sapeva che sarebbe andata così. Chi ha potuto raccogliere informazioni, minimamente obiettive, sapeva da subito che appoggiare questo conflitto, invece di mobilitarsi per azioni pacificatorie, avrebbe solo portato lutti immani e guasti tremendi e difficilissimi da riparare.

Secondo uno studio commissionato dalla UE, al 18 luglio 2023, in Ucraina si registrano “2.317 segnalazioni verificate di azioni militari con un effetto ambientale diretto” sulla natura, anche se le denunce sono di più (2.450). Le stime basate sulle ispezioni ambientali dell’Ucraina mostrano che l’invasione della Russia fin qui “ha causato danni ambientali per circa 52,4 miliardi di euro” tra impatti negativi sull’aria (27 miliardi), per l’acqua (1,5 miliardi), al suolo (0,3 miliardi), e inquinamento da rifiuti (23,6 miliardi).

Una fine ingloriosa, quella di Zelensky, prossima e preannunciata. La fine della parabola di un cocainomane e mistificatore, ma obbediente agli USA, che ha portato al disastro il proprio popolo al quale ha chiesto il sacrificio di troppe vite, la distruzione del 30% di boschi e foreste, l’inquinamento massivo di oltre i 20% del territorio, la perdita dell’equilibrio della biodiversità, la devastazione di tutte le vie di comunicazione, l’azzeramento del tessuto produttivo e dell’economia ucraina. C’è poi da considerare l’indebitamento contratto con vari organismi e stati esteri che ancora è da quantificare ma che già appare come insostenibile. Già gli USA, da oltre un anno, stanno vendendo sul mercato (diversi fondi d’investimento se ne occupano) il debito ucraino sotto forma di partecipazione alla ricostruzione. Per quella popolazione, già la più povera d’Europa, è la fine, nessuno spiraglio per una ripresa.

La cosiddetta controffensiva, per ammissione degli stessi alti ufficiali ucraini, “non è andata come sperato”, lo si capisce anche dal recente siluramento del ministro della difesa Reznikov. La colpa Zelensky, comunque, l’ha addossata al ritardo con cui sarebbero arrivati gli armamenti da parte di Europa ed USA. Intanto il presidente ucraino Zelensky all’ultimo momento, ha deciso di non partecipare all’ultima riunione con il Congresso statunitense, il motivo è ovvio, il Congresso USA non vuole più finanziare questa guerra.

L’aria che tira al Congresso USA infatti è cambiata, sicuramente sarebbero stati pochi gli applausi (che invece erano apparsi interminabili appena un anno fa) sostituiti magari da qualche fischio.

 E così la delegazione ucraina andata a pietire armi e denari, si vede sbarrare la strada dall'annuncio dei deputati repubblicani di voler bloccare la votazione per il rinnovo degli aiuti economici all’Ucraina. 

Visto che Biden sembra aver perso il controllo del Congresso, a poco è servito il suo appello in cui ha dichiarato “E’ una follia il mancato sostegno all’Ucraina, è contro gli interessi degli Stati Uniti”. Intanto la delegazione guidata dal capo di gabinetto ucraino Yermak ha dichiarato che se gli aiuti dovessero arrivare in ritardo ulteriore sarà “impossibile continuare la liberazione dei territori occupati e questo creerà un grande rischio di perdere la guerra”.

Alla fine i repubblicani potrebbero votare il finanziamento ma pretenderebbero in cambio norme più restrittive sulle politiche migratorie ed una riduzione dei numeri in ingresso dal Messico e questo Biden sa che non è accettabile agli occhi della fronda più progressista dei democratici che non accetterebbe mai un baratto su temi come questi: si rischia la stabilità governativa americana.

Visto che Biden aveva chiesto al Congresso 106 miliardi di dollari, di cui 61 per l’Ucraina e 14 per gli aiuti militari della missione in Israele, la faccenda si complica non poco. L’opposizione americana rinfaccia a Biden “politiche fallimentari” anche se, per ora, sembra supportare l’Ucraina.

C’è poi una narrativa tutta interna al Congresso USA in cui si dice che “se Putin dovesse prendere il controllo dell’Ucraina, otterrà la Moldavia, la Georgia, e poi forse i Paesi baltici” come dichiarato da Michael Mc Caul, della Commissione affari esteri della Camera. Tesi supportata dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin, il quale ha dichiarato al Congresso che se gli aiuti all’Ucraina non saranno approvati “molto probabilmente” si verificheranno una serie condizioni che porteranno “le truppe Usa a combattere una guerra in Europa”. Questa tesi è poi stata sottoscritta dallo stesso Biden che ha dichiarato che “Non possiamo permettere che vinca Putin” perché “se conquista l’Ucraina non si fermerà lì”. Ovvio tentativo estremo di forzare la mano per ottenere i soldi richiesti.

Intanto la Casa Bianca ha approvato un pacchetto di aiuti da 175 milioni di dollari con una misura d’urgenza si tratta di armi provenienti dalle scorte dell’esercito statunitense.

Ovviamente sono ben altri gli aiuti sperati da Zelensky. Senza i 61 miliardi non ci saranno soldi per gli stipendi dei soldati al fronte e per le famiglie delle vittime e dei mutilati ed invalidati, senza questi miliardi non ci sarà modo di andare avanti se non per qualche giorno. Senza considerare che l’indebitamento che l’Ucraina ha contratto con l’FMI è fenomenale e senza quegli aiuti in default è solo questione di ore.

Zelensky appare sempre più solo. Comunque, lui e la sua famiglia hanno messo da parte un bel gruzzolo, possedimenti ed interessi milionari sia in Europa che in USA, il problema sono gli altri 43 milioni di ucraini che avevano pochissimo prima del conflitto ed ora non solo non hanno più nulla ma addirittura hanno collezionato un debito con molti organismi primo tra cui l’FMI che da solo vanta crediti con lo stato ucraino per 130 miliardi di dollari, più di 3 mila dollari a testa neonati compresi.

Gli unici a guadagnare in questo assurdo conflitto sono stati gli USA: hanno scardinato una “pericolosa” amicizia economica tra Europa e Russia; hanno avuto un balzo del 10% del loro PIL grazie all’economia trainata dall’industria degli armamenti; hanno azzoppato l’Europa con l’incremento dei costi energetici avendoci costretti a tagliare i rapporti energetici con Mosca; stanno collezionando crediti infiniti e si sono assicurati il controllo del granaio d’Europa. Questa è la guerra in Ucraina, voluta dagli USA che l’hanno stimolata, organizzata e poi finanziata, da anni, da prima del 2014 e, ora, ottenuto quello che volevano, come al loro solito, se ne andranno (prima o poi) lasciando lutti, debiti, macerie.