Ma ci si può assuefare alle stragi di bambini? Ci possiamo abituare a fatti così tremendi? Le immagini così crude, non fanno più presa sulle nostre coscienze così indurite? Possiamo permetterci di cominciare a pensare come normale, quello che sta accadendo a Gaza? E poi, di contro, che ne sarà dei bambini di Gaza, orfani a migliaia, che vagano oggi, soli, per una terra martoriata e quindi inospitale per adulti organizzati, figuriamoci per queste creature innocenti?

Se è vero, come è vero, che metà degli abitanti della Striscia di Gaza sono bambini, allora questi sono i più colpiti dalla guerra. Ed infatti, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni giorno nella Striscia di Gaza vengono uccisi o feriti, in media, 420 bambini.

Insomma una continua carneficina alla quale stiamo facendo, tristemente, il callo. Un altro pensiero, poi, va a chi, fra questi, magari fortunato, perché sopravvissuto senza amputazioni o malattie correlate alla condizione in cui questa guerra li costringe, sopravvivrà. Cosa gli succederà? Chi si prenderà cura di questo gran numero di minori soli?

Una stima approssimata per difetto ci dice che sono circa 7 mila i bambini morti dall’inizio del conflitto e circa 2 mila quelli sepolti dalle macerie prodotte dai bombardamenti. La conta della mezza luna rossa palestinese è arrivata a superare quota 18 mila morti complessivi e i raid aerei e missilistici non si fermano.

Dalle notizie che arrivano dalla Striscia, supportate da testimonianze video, tantissimi bambini sono ora esposti a pesanti bombardamenti giorno e notte. Le condizioni a Gaza sono impossibili: manca cibo, acqua, elettricità, medicine, il sistema fognario è collassato esponendo i superstiti a pericoli gravi di infezioni ed epidemie. La Striscia di notte è illuminata solo dai bagliori delle esplosioni e da qualche flebile luce dei punti di raccolta e primo soccorso volanti che ancora hanno generatori funzionanti. Bambini soli, feriti nel corpo e dilaniati nello spirito vagano al buio terrorizzati o si rannicchiano negli anfratti creati dalle esplosioni. Non si può immaginare l’orrore e la paura che provano quando si è completamente buio e l’unico suono che si sente è il rumore dei bombardamenti.

I rifugi e i campi temporanei accolgono un numero di persone quattro volte superiore a quello per cui sono stati progettati.Molte scuole vengono utilizzate come rifugi, queste strutture non sono state progettate per soggiornarvi, quindi, molte persone non hanno accesso all’acqua, sono senza servizi igienici e mangiano una volta ogni due o tre giorni.

Come si può accettare questa situazione a Gaza, una punizione collettiva che ha generato un “disastro collettivo”.

Ed in questo situazione Netanyahu prosegue nelle sue dichiarazioni:”Nessun cessate il fuoco”.

Oltre alla grave carenza d’acqua, anche l’assistenza medica è un problema enorme. Gli ospedali sono semplicemente sopraffatti dal numero di feriti e malati. Inoltre, ci sono circa 50 mila donne incinte per le quali non è possibile fornire un’assistenza adeguata. Sono centinaia i neonati prematuri che giacciono nelle incubatrici degli ospedali, che stanno esaurendo il carburante per mantenere in funzione le macchine per l’ossigeno, la loro morte è questione di ore o giorni.

Se poi consideriamo gli aspetti psicologici a medio e lungo termine, allora “Rischiamo di avere una generazione con danni psicologici che dureranno tutta la vita”, lo afferma Saleem Oweis dell’Unicef.

La violenza genera solo altra violenza, la politica, deve prendere subito il posto delle bombe. Una forza di interposizione subito. Salviamo i bambini di Gaza.