Con questa COP ci siamo, probabilmente, giocati il futuro. No, non è una bella notizia. E’ stata persino trovata la quadra tra tutti i partecipanti per la risoluzione conclusiva che è stata approvata con un giorno d’anticipo.
Cosa dice il documento finale? Ammette, per la prima volta, la responsabilità dei combustibili fossili sull’effetto serra: dovrebbe essere un fatto più che assodato ma, tra portatori di interessi enormi, come gli emiratini, gli americani, i russi, gli iraniani (tutti produttori primari di combustibili fossili), non è stato facile trovare l’accordo anche su parole, aggettivi, verbi.
Per esempio non è stato possibile scrivere “Phase out”, ossia l’eliminazione graduale, troppo esplicito, nonostante manifestazioni di dissenso fortissime e proteste dei rappresentanti degli stati insulari, bensì un generico “transitioning away” concetto di riduzione dell’uso dei combustibili fossili fino al raggiungimento delle emissioni nette zero per il 2050. Scordiamoci gli obiettivi intermedi del 2025 e 2030.
Certamente un successo, non solo diplomatico degli Emirati Arabi Uniti e del presidente di Cop28 Sultan Al Jaber, un disastro per il futuro degli abitanti di questo pianeta. Questo documento finale sancisce un accordo lontanissimo dall’essere risolutivo, che tutti gli osservatori definiscono come “pieno di scappatoie”. Per esempio, dopo tanta trattativa erano state cancellate le soluzioni “unabated” ossia continuare a produrre energia con tecnologie “sporche” se in presenza di metodologie per catturare la CO2 prima della immissione in atmosfera. Bene, ma questa tecnologia è, ad oggi, ancora in nuce, non è applicabile. Comunque i sistemi di cattura e stoccaggio ricompaiono tra le soluzioni ritenute idonee, poche righe più in basso, assieme ai combustibili di transizione, ossia gas, idrogeno e nucleare. Che si riaffacciano fortissimamente assieme al carbone il cui bando viene allontanato.
Almeno restano e sono stati ratificati importanti obiettivi come la triplicazione delle rinnovabili e di raddoppio dell’efficienza entro il 2030.
Insomma un nulla di fatto su finanza e adattamento. Anche se, finalmente, è stato istituito un fondo “loss&damage”, ossia un sistema di risarcimenti per i danni della crisi climatica nel sud globale. Purtroppo questo fondo nasce zoppo perché sotto-finanziato. Quindi tutto rinviato alla COP 29 di Baku in Azerbaijan, dove si dovrebbe decidere della finanza climatica e poi la COP 30 di Belem, in Brasile dove si scriveranno i piani nazionali della transizione energetica.
E’ sempre più ovvio che i combustibili fossili saranno abbandonati, il problema e se lo faremo troppo tardi.