Quando il qualunquismo vince su tutto, quando lo spirito dei Padri Fondatori della nostra Europa appare sempre più sbiadito, quando il principio fondante di Solidarietà in Europa è buttato nel cesso, allora la nostra premier, Giorgia Meloni, appare soddisfatta e lo ha dichiarato, per bocca del ministro Piantedosi, alla sua maniera, sui “suoi” social, prontamente “l’approvazione di questo Patto è un successo”.

Stanotte è stato raggiunto l’accordo tra Europarlamento e Consiglio Ue sulle modifiche da apportare al Patto immigrazione e asilo. Nella sostanza nulla cambia se non in peggio a partire dal regolamento di Dublino che non viene modificato nella sostanza lasciando ai paesi di primo approdo l’onere dell’accoglienza e dell’identificazione, ora divenuta obbligatoriamente più stringente con la raccolta dei dati biometrici a partire dai bimbi di sei anni di età.

Se da un lato viene accolta la misura di un meccanismo obbligatorio di ricollocamento dei migranti che vengono lasciati liberi di scegliere gli Stati di destinazione, dall’altra parte non si obbligano gli Stati membri di accoglierli lasciando i governi liberi di scegliere tra accoglienza ed il pagamento di una compenso verso i paesi di prima accoglienza, insomma la parola accoglienza viene ripetuta e ripetuta allo sfinimento ma completamente disattesa.

Viene ulteriormente ristretto, poi, il diritto di asilo. Insomma la Fortezza Europa ha sollevato il ponte levatoio e liberato i coccodrilli nel fossato. Tutto questo perché siamo in dirittura d’arrivo per la campagna elettorale delle elezioni europee e nessuna coalizione, nessun partito vuole offrire il fianco alla propaganda populistica, nessuno vuole i migranti.

Ovviamente, questa politica priva assolutamente di coraggio lede alla sinistra e giova grandemente alla destra populista che già si frega le mani in vista di una vittoria che al momento appare scontata. Si è perduta una occasione per differenziarsi e per non correre dietro alle pance, alle budella, ai peggiori umori populistici che non sono propri delle sinistre. Si è fatto il gioco della Le Pen, di Orban e compagni, ops camerati.

Questo accordo ha visto tutti favorevoli tranne Ungheria e Slovacchia, i duri di Visegrad, non solo contrari all’accoglienza dei migranti ma pure a contribuire economicamente in caso di mancata accoglienza.

Visto che si cercava la quadra da tre anni, anche se il quadro è a tinte veramente fosche, la presidente Roberta Metsola non ha potuto che venderlo come un successo: “I miei colleghi sono riusciti a trovare un equilibrio tra solidarietà e responsabilità nei vari dossier. Non è stato facile ma rende questo risultato ancora più importante”. Anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen lo ha definito un “accordo storico” e si spinge assieme al presidente del Consiglio Ue, il belga Charles Michel, a dichiarare che “saranno gli europei a decidere chi verrà nell’Ue e chi potrà restarvi, non i trafficanti”, lo ha imparato a Lampedusa quando venne accompagnata, in quel triste teatro, dalla Meloni in persona che, ovviamente, l’ha convinta della bontà dei suoi slogan.

Ora questo scellerato Patto dovrà essere approvato dalla Commissione Libertà civili, dalla plenaria del Parlamento Ue e dal Consiglio europeo. Ovviamente tutte le associazioni umanitarie si sono dichiarate contrarie: per esempio per Amnesty International il patto provocherà “un aumento della sofferenza umana. Dal modo in cui le persone verranno trattate dai Paesi extra unione europea al loro accesso all’asilo e all’assistenza legale alle frontiere europee, fino all’accoglienza all’interno dell’Unione europea, questo accordo è progettato per rendere più difficile l’accesso alla sicurezza”. Nessun accenno al finanziamento dei ponti umanitari lasciati nelle poverissime mani di associazioni umanitarie e chiese protestanti.

Sembra che gli schieramenti di sinistra in tutta Europa abbiano perso globalmente la bussola e che stiano quasi volontariamente consegnando l’istituzione europea in blocco alle destre, soprattutto a quelle più estreme che rincorrono su temi a loro cari invece di differenziarsi, invece di opporvisi. I padri fondatori di questa Europa come Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Luise Weiss, Nilde Iotti o Marga Klompè non sarebbero felici di vedere come sta andando a finire il loro lavoro di integrazione tra stati, di difesa dei diritti dei più deboli, di politiche di solidarietà.