Tanto tuonò che alla fine piovve. Lo aveva annunciato da anni Papa Francesco definendola Terza Guerra Mondiale a pezzi. E così, l’America e la Gran Bretagna sono entrate attivamente in una sorta di “operazione speciale”, se vogliamo utilizzare un eufemismo putiniano, per carità, non in guerra, ma stanotte una coalizione con a capo loro due ha bombardato i territori yemeniti.

Infatti stanotte c’è stato un salto di qualità, a quasi 100 giorni, dal 7 ottobre, ossia dall’attentato che ha scatenato la reazione vendicativa dell’invasione di Gaza da parte dell’esercito Israeliano, che ha causato, ad oggi, il raggiungimento di una cifra spaventosa di morti tra i civili palestinesi, oltre 23 mila, di cui circa 8mila bambini.

Stanotte una coalizione di paesi guidata dagli Stati Uniti ha bombardato diversi siti militari usati dai ribelli Houthi in Yemen e questo in risposta agli attacchi che gli stessi ribelli avevano compiuto nelle ultime settimane contro alcune navi cargo in transito nel mar Rosso.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confermato l’attacco ed ha dichiarato che ai bombardamenti ed alle varie azioni hanno partecipato Regno Unito, Australia, Canada, Paesi Bassi e Bahrein.

L’operazione militare di questa coalizione avrebbe l’obiettivo di danneggiare le infrastrutture militare dell’esercito dei cosiddetti ribelli yemeniti, gli Houthi che, anche da queste basi, erano partiti per operazioni navali che avevano messo in allarme ed in crisi il sistema di circolazione globale delle merci che transitano sul Mar Rosso.

Sembrerebbe un attacco mirato e non l’inizio di una vera e propria guerra ma la realtà è che questa escalation ha sicuramente rotto un tabù. Ora il rischio sono le ritorsioni che potrebbero coinvolgere altri territori, altre popolazioni, altri eserciti, allargando a macchia d’olio la destabilizzazione ed innescando un conflitto oramai sempre più ampio.

 L'attacco di stanotte nasce dopo che gli USA, la settimana scorsa avevano dato un ultimatum agli Houthi di interrompere le operazioni di attacco ai cargo in transito sul Mar Rosso ma questo appello non aveva sortito successo. Da qui l'operazione di questa notte.

Gli Houthi sono appoggiati dall’Iran, che ha rapporti con Hamas e questi avevano annunciato che avrebbero dirottato tutte le navi commerciali dirette in Israele impedendo la consegna delle merci a quel Paese. Questa situazione di pericolo aveva fatto scegliere a molti operatori internazionali di cargo di evitare il Mar Rosso e di circumnavigare l’Africa con aumento dei costi di trasporto e prolungamento dei tempi di consegna dei materiali che ovviamente incrementano i prezzi all’arrivo.

Non si è fatta attendere la reazione del portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, Nasser Kanani, ha “fermamente condannato gli attacchi di Usa e Gran Bretagna contro varie città in Yemen, ritenendoli un’azione arbitraria, una chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Yemen e una violazione del diritto e dei regolamenti internazionali” che ha anche affermato che “l’unico risultato degli attacchi sarà creare instabilità nella regione”.

Secondo la tv Al Jazeera anche la Russia ha reagito ed ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dopo il raid USA-GB in Yemen contro basi dei ribelli Houthi. Il Cremlino, in particolare, avrebbe mandato un messaggio ai membri del Consiglio di sicurezza, affermando che l’attacco in Yemen sarebbe una violazione dei principi della carta della Nazioni Unite.

Intanto gli Houthi hanno fatto sapere che “continueranno a prendere di mira le navi legate a Israele nel Mar Rosso” affermando che non vi era alcuna motivazione per l’attacco USA “poiché non c’era alcuna minaccia alla navigazione internazionale nel Mar Rosso e nel Mar Arabico, e gli attacchi hanno colpito e continueranno a colpire le navi israeliane o quelle dirette ai porti della Palestina occupata” come ha scritto il portavoce Houthi Mohammed Abdulsalam su X.

Altro passo verso una guerra ad opera degli USA che nel frattempo hanno dichiarato finita la disponibilità di fondi per l’Ucraina come sancito dal pronunciamento del Congresso americano. Peculiare l’opera americana: scatenare una destabilizzazione, finanziare l’inizio di un conflitto e poi tirarsi fuori lasciando morte e devastazione. Nel frattempo speriamo che questo ultimo accadimento non causi un vorticoso coinvolgimento di altri nel già martoriato scacchiere mediorientale.