Un fantasma si aggira per gli Stati Uniti: ha l’acconciatura più improbabile della storia, lo sguardo da ebete arrabbiato, sputa veleno ad ogni piè sospinto, ne ha fatte di ogni, compreso istigare alla sommossa generando una rivolta che si è spinta fino alla massima istituzione americana. Questo fantasma, Donald Trump, invece di venire schiacciato dalle sue responsabilità civili, penali, politiche e morali sembra avere nove vite ed alle primarie repubblicane dell’Iowa ha vinto.

Ma non ha solamente vinto, no, ha stravinto: si è accaparrato oltre il 50% dei consensi e, in più, ha distaccato di 30 punti Ron De Santis, una figura quasi clonata di Trump, una sua controfigura potemmo dire, che lo aveva provato, senza successo, a superare da destra, se possibile. Ha poi stracciato la sua concorrente, Nikki Haley, ex governatrice del South Carolina ed ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite .

Tutto questo non certamente grazie ad un tour de force, una campagna martellante, come invece aveva fatto De Santis, bensì, a modo suo, tipico di Trump, sfruttando a suo favore i media, in parte suoi, ma comunque alleati, che lo hanno rappresentato come una vittima di un sistema che lo vorrebbe schiacciare e sbattere in galera.

E così Trump si è portato a casa 20 dei 40 delegati in palio in Iowa. Ma c’è di più, vista la sfavillante prestazione di Trump, Vivek Ramaswamy, altro candidato, si è ritirato dalla corsa ed ha dichiarato di parteggiare per il nostro Donald aggiungendo al carnet di Trump il suo 7% di preferenze.

Joe Biden se lo aspettava di certo, visti i sondaggi che da tempo dipingevano esattamente la scena per come si è palesata ed ha annunciato di accettare la sfida chiamando a raccolta tutti quelli che non vogliono tornare a vedere gli “estremisti del MAGA (Make America Great Again) -insomma di Trump- governare nuovamente”.

Quello che è certo e che i democratici attaccheranno Trump su vari fronti ma soprattutto focalizzeranno sul pericolo da lui costituito per l’ordinamento democratico. Un punto debole di Biden, invece è rappresentato dall’età: oggi ottantunenne avrebbe ben 86 anni a fine mandato, Trump, di contro, è un più che arzillo settantasettenne. Altro nodo per Biden gli ingentissimi fondi spesi in Ucraina che se da un lato hanno rinvigorito l’economia interna americana, sono stati descritti da molti politici ed analisti repubblicani, come uno sperpero. C’è poi il pasticcio del sostegno ad Israele nella carneficina di Gaza. A questo punto molti democratici ritengono inadatta la figura del vecchio Biden e preferirebbero un candidato più fresco e meno suscettibile degli attacchi tipici della politica, tutta budella e letame, di Trump. Comunque, sarà certamente Biden lo sfidante del tycoon non apparendo all’orizzonte null’altro di papabile.

Ovviamente ancora non è tutto perduto per la Haley ma certamente la strada sembra essere in salita e si vedrà nei prossimi caucus di New Hampshire e in South Carolina, visto che comunque lei è la favorita indiscussa degli elettori “Never Trump”, i repubblicani non schierati ma anche elettori indecisi tra i due partiti.

Il fatto è che, per dirla con le parole della Haley, Trump e Biden, sono “più o meno la stessa cosa”, delle vecchie volpi “consumati dal passato, dalle indagini, dalle vendette, dalle lamentele”.

Il freddo deve aver fatto il suo sporco lavoro, se si considera che nella notte elettorale la temperatura oscillava fra i -35 e i -40 °C, visto che era in corso una tempesta artica. Infatti si è registrata una flessione sull’affluenza alle urne, Durante il precedente caucus repubblicano erano andate a votare 185.000 persone, mentre in questo ne sono state contate circa 120.000. E così il fattore freddo deve aver giocato un ruolo importante che ha spinto fuori di casa solo chi veramente era motivato come gli evangelici che sono accorsi in massa a votare per Trump definendolo, in un video fatto girare tra le varie comunità integraliste, come “l’uomo inviato da Dio” viste le sue battaglie pro-vita che hanno portato a cancellare la norma federale che sanciva la universalità dell’aborto. Ma il 53% dell’elettorato evangelico bianco, che costituiva poco più della metà dei partecipanti al caucus in Iowa, che ha sostenuto Trump, più del doppio del suo sostegno del 21% del 2016, non è tutto l’universo trumpiano. A sorpresa i latinos di seconda e terza generazione lo appoggiano proprio sul tema immigrazione, poi i soliti proprietari terrieri e la classe medio-bassa che abita le sconfinate campagne. Una curiosità: solo due elettori di Trump su 10 sono laureati. Questo la dice lunga su chi supporta il magnate e perché lui utilizza un certo tipo di retorica. In Italia non siamo messi meglio, purtroppo.