Barbara Barzerani è morta ieri. Balzerani è stata una tra gli ultimi esponenti delle Brigate Rosse ad essere arrestata: fu catturata il 19 giugno 1985, assieme a Gianni Pelosi. Barbara godeva di quest’aura di inafferrabilità, per questo venne soprannominata la Primula Rossa.
Tra i militanti era nota col nome di Sara e fino all’ultimo aveva creduto nelle idee rivoluzionarie tanto da essere trovata con una pistola calibro 9X21 al momento dell’arresto.
Successivamente all’arresto si era dedicata alla scrittura. Aveva composto sette libri: Compagna Luna, pubblicato nel 1998, poi l’ultimo, Respiro del 2023, in mezzo Lascia che il mare entri, Lettera a mio padre, La sirena delle cinque, L’ho sempre saputo, Cronaca di un’attesa.
Barbara Balzerani ha sempre parlato mal volentieri della sua esperienza lunga 13 anni nelle Brigate Rosse. Si arruolò nel 1975 e concluse la sua parabola con l’arresto nel 1985 ma solo nel 1988, assieme a **Renato Curcio e Mario Moretti **rese una dichiarazione pubblica in cui dichiarava conclusa l’esperienza della lotta armata in Italia avviando, di fatto, una “soluzione politica” ai problemi sociali.
Ma la compagna Sara, morta il 4 marzo, all’età di 75 anni per un tumore, non rinnegò mai il suo passato e le sue lotte, alle quali tenne e che protesse non raccontandone i particolari. Rimase latitante per ben 4 anni dopo l’arresto del compagno, anche di vita, Mario Moretti non con poche difficoltà ma senza compromessi.
Sara rifiutava l’appellativo di terrorista ed invece amava quello di rivoluzionaria comunista. Barbara aveva, dalla fine degli anni 80, dopo l’arresto, ripreso il sopravvento su Sara. Infatti in questo dualismo Barbara aveva lasciato, prima, a Sara la conduzione della quotidianità, una quotidianità straordinaria, durata 13 anni. Poi Barbara aveva ripreso il timone. Barbara era pienamente in accordo con Sara e per questo, per rispettare Sara, Barbara non ha, poi, mai raccontato il quotidiano straordinario, anche per non essere fraintesa, strumentalizzata, usata.
Barbara, invece, amava raccontare nei suoi scritti, i sentimenti, le sensazioni, le speranze ma anche le frustrazioni, la rabbia ed il dolore che la attanagliavano e ne pervadevano il corpo che lentamente si stava spegnendo ma che era stato, in passato, in grado di fare e di generare speranze e sogni. Alla base di tutto era sempre palpabile il suo tormento per non essere riuscita in un progetto, non solo suo. I racconti erano sulla vita di Barbara ma le speranze, i sogni erano quelli di Sara.
Barbara era cresciuta a Colleferro in una famiglia operaia, dove aveva toccato con mano le disparità sociali, le ingiustizie, le angherie dei ricchi, dei padroni. Ultima di cinque fratelli, Barbara Balzerani era figlia di un autista di pullman. Nel 1969 si trasferì a Roma insieme all’amica d’infanzia Gabriella Mariani, anch’essa coinvolta nelle Brigate Rosse e arrestata nel 1978.
Barbara si iscrisse alla facoltà di Filosofia e si laureò nel 1974. Per mantenersi agli sudi lavorava in un asilo per bambini disabili. Mentre era all’Università, si avvicinò agli ambienti della sinistra extraparlamentare impegnandosi attivamente in Potere Operaio, dove conobbe Antonio Marini, che diventò suo marito anche se la loro unione durò poco.
Rimase coinvolta in diverse vicende di sangue, le vennero imputati diversi omicidi attribuiti alle Br, tra cui quello di Girolamo Minervini **e la partecipazione al **sequestro Moro, partecipò anche al sequestro del generale della NATO** James Lee Dozier**.
Fu arrestata nel 1985, tre anni dopo l’arresto del suo compagno di vita e di battaglie Mario Moretti. Da latitante passò quattro anni a capo delle Brigate Rosse – Partito Comunista Combattente ed aveva tentato inutilmente di mantenere la linea politica storica, le disparità di vedute, di politica, di tattica portarono l’organizzazione però alla scissione.
In aula, durante un processo, da dietro alle sbarre, rivendicò l’omicidio dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti, perpetrato dalle Br, venne poi condannata all’ergastolo. Non si dissociò mai anche se espresse rimorso per le conseguenze causate dall’attività delle Br. Nel 2003 criticò apertamente l’attività delle Nuove Br. Nel 2006 le fu concessa la libertà condizionale e venne scarcerata, estinse la pena nel 2011.
Non serve averla conosciuta se si leggono i suoi libri. I suoi componimenti le sono sopravvissuti e restituiscono giustizia ad una figura impegnata, colta, sensibile. Senza mai averla citata, nei suoi libri c’è la chiave che fa comprendere come e perché, ta torto o a ragione, si possa aver scelto la lotta armata.