Un solo quindicenne su 19 è in grado di comprendere completamente un testo. Questo terribile dato si legge nei risultati resi noti dal programma OCSE PISA (in Italia INVALSI), che da qualche anno si possono ottenere facilmente.

Torna in mente il racconto del nobel (anche se mi piacerebbe usare il plurale) Dario Fo e della compagna di una vita, Franca Rame che nel 1969 affermavano in un monologo “L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone”.

In quel titolo di un’opera tragicomica, una commedia in due atti, era racchiusa una schiacciante verità, solo la conoscenza, la consapevolezza rendono liberi. Questo era il miglior programma della sinistra dal dopoguerra: l’applicazione dell’idea gramsciana di “elevazione delle masse”. Qui e così iniziò il percorso di universalizzazione del sapere che fino a pochi anni fa era ancora funzionante e che ora rapidamente si è degradato. Questo era il fiore all’occhiello della sinistra, il fiore che mancava e manca alla destra troglodita e retrograda, consapevole di questo divario, tanto da cercare, oggi che sono al governo del Paese incontrastati, una sorta di rivincita , anche e soprattutto in maniera sguaiata e rozzamente maldestra… infatti invece che con l’arte, la creatività, la realizzazione di opere, occupa manu militari giornali, radio e televisioni, compera case editrici e assolda un esercito di smanettoni per creare consenso sulla Rete. Questa sarebbe la loro idea di cultura.

 Ma questo Governo sta lavorando sodo, dobbiamo ammetterlo, mettendo in pratica tutto quello che era ancora rimasto indietro delle riforme in atto negli ultimi venti anni col berlusconismo e la nascita del duopolio, sfilando il monopolio alla Rai.  

Questo Governo lo sta facendo, soprattutto, da anni, applicando pedissequamente il “Piano di Rinascita Democratica” progettato dalla Logga massonica Propaganda 2 di Licio Gelli. Nel piano, tra l’altro, si legge “L’obiettivo deve essere, nei partiti, nella stampa e nel sindacato, quello del controllo delle persone che in ogni formazione o in ogni giornale siano ritenute sintoniche con gli obiettivi del “Piano” e della creazione di strutture (formazioni politiche e giornali) che se ne facciano strumento di realizzazione. Per il sindacato in particolare, deve essere prioritario l’obiettivo della scissione dell’unità sindacale per poi consentire la riunificazione con i sindacati autonomi di quelle componenti confederali sensibili all’attuazione del Piano”. Ce n’era per la magistratura e ovviamente per l’istruzione da ridurre e rendere meno efficace.

Per il resto ci hanno pensato le testate radiotelevisive private, sotto la protezione del Biscione: subcultura, mercificazione di corpi femminili, sdoganamento di concetti razzistici e sessisti che hanno ben attecchito in un substrato di ignoranza frammista a frustrazione, se non rabbia o addirittura disperazione. Il gioco è fatto: si è resa necessaria la figura del nemico. Alla destra è sempre utile, se non vitale, la presenza di un nemico o di più nemici, la narrazione scorre più facile. E allora, morte al negro, al frocio, al dissidente. Giù col manganello! Violenza su ragazzi che protestano per il collasso climatico, violenza su chi manifesta il dissenso sul genocidio in Palestina. Questa violenza piace alle masse di individui che, come le formiche nere, poco prima di un terremoto, escono tutte dalla terra, si sono ora palesate in tutta la loro goffa ignoranza.

Questa è la prigione che non dovrebbe esistere e che invece rinchiude ed ingabbia le masse. Grazie al sistema scolastico al collasso, depotenziato, sempre più spinto all’insegnamento tecnico-pratico ed addirittura ad affidare i propri giovani alle imprese, in una aberrazione chiamata PCTO, il Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, la vecchia, si fa per dire, Alternanza Scuola Lavoro, in cui i ragazzi addirittura si infortunano e muoiono lavorando invece di stare a scuola per essere educati e preparati correttamente.

E’ talmente antica l’ultima volta in cui si è sentito enunciare a livello politico di voler mettere la scuola in cima alle priorità che bisogna tornare al secondo governo Prodi che dichiarò di voler appunto “mettere la scuola in cima alle priorità”, tra il 2006 ed il 2008.

Quindi anche la sinistra ha le sue belle responsabilità: infatti nel discorso programmatico del primo governo Conte le parole scuola e cultura non c’erano e nel Conte due invece è comparso un breve accenno dedicato all’istruzione.

I metodi di insegnamento antichi hanno fatto il loro corso: caricare di compiti a casa i ragazzi, per esempio, pare tornato di moda come panacea, invece non serve se non a frustrare lo studente, stressarlo, lasciandolo ignorante e senza tempi di recupero, socializzazione e svago. Nei paesi nordici, invece, metodiche didattiche semplici ma innovative hanno permesso di ridurre a tre o quattro ore giornaliere i tempi di insegnamento, generando studenti capaci e preparati.

La buona volontà di tanti insegnanti non può bastare: c’è bisogno di strumenti, di strutture, di aggiornamento vero, di motivazione e remunerazione del prezioso lavoro dell’insegnante. Solo così si potrà sperare di battere una destra che porta avanti un modello Vannacci come struttura culturale. La vittoria sarebbe facile, smontare un troglodita non si può con la clava ma con la penna e la parola lo si fa capitolare in un battibaleno.