Quest’anno ci ha pensato la seconda carica istituzionale in Italia, Ignazio Benito Maria La Russa a celebrare “degnamente” La Giornata internazionale della donna, l’8 marzo: nei giorni scorsi si è incartato in un goffissimo sproloquio pubblico, in Senato, dove ha invitato le senatrici ad un drink, insomma le ha invitate a bere qualcosa.
Questo è il modo di come questa destra pensa di celebrare degnamente un giorno in cui si dovrebbero, invece, ricordare l’importanza dei diritti delle donne e le conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute, ma soprattutto si dovrebbe richiamare l’attenzione sulle disuguaglianze di genere ancora esistenti, sugli stereotipi e le discriminazioni, sulla violenza, sui carenti diritti riproduttivi, sulle disparità salariali e sulle diverse occasioni che si danno, a parità di preparazione, a uomini e donne.
La cosiddetta “Festa della Donna”, che festa non lo è e non lo dovrebbe essere, dovrebbe invece rappresentare un giorno di riflessione e di presa di coscienza.
Un po’ di storia : questa ricorrenza non è sempre stata l’8 marzo, bensì la Giornata internazionale della donna fu celebrata per la prima volta il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti su iniziativa del Partito socialista americano. In quell’inizio di secolo, negli USA, si stava propagando tra le donne, soprattutto negli ambienti progressisti e grazie al lavoro del partito socialista americano, la coscienza della necessità di cambiare e di rivendicare il bisogno di maggiore eguaglianza nei diritti tra uomini e donne. Poco prima, nel 1908 15mila donne avevano marciato a New York rivendicando orari di lavoro ridotti ed aumenti dei salari e poi anche attraverso le suffragette, il diritto al voto.
Dal 28 febbraio del 1909, la Giornata internazionale della donna fu ripetuta e discussa nel VIII Congresso dell’Internazionale socialista di Copenaghen, proprio lì Clara Zetkin, politica del Partito socialdemocratico in Germania, che propose di istituire ufficialmente una Giornata internazionale della donna, da festeggiare ogni anno. Ogni Stato però per molti anni a venire avrebbe proseguito la celebrazione della ricorrenza con date autonome e discordi.
Il Russia, nel 1917, ci fu una grande manifestazione l’8 marzo, nella quale moltissime donne di San Pietroburgo, allora capitale dell’impero zarista, manifestarono per chiedere la fine della Prima guerra mondiale. Solo quattro giorni dopo lo zar abdicò. L’impero traballava e la politica era nel caos, il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto.
Quella manifestazione fu la prima e più importante che portò alla Rivoluzione di febbraio. Febbario e non marzo poichè allora in Russia vigeva il calendario Giuliano secondo cui quel giorno era il 23 febbraio, oggi sarebbe caduto l’8 marzo. Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1922 Lenin istituì l’8 marzo come festività ufficiale e, per questo, in Italia fino agli anni Settanta del secolo scorso, l’8 marzo è sempre stato visto come celebrazione di sinistra, declassandola anche dandole il nomignolo di FESTA della Donna che ne diminuisce grandemente il valore. Durante il ventennio fascista questa celebrazione era stata abolita e solo nel 1946, appena finita la guerra, si festeggiò la Giornata internazionale della donna. In Italia, poi, l’usanza di regalare la mimosa, fiore caro ai partigiani, caratterizzò ancor di più la celebrazione.
Oggi, nonostante il tentativo di mercificare anche questa celebrazione sbandierandola come Festa con tanto di gadget e cene per sole donne con menù grotteschi e svilenti per il genere femminile, fatti di striptease di maschi palestrati e cose del genere, nonostante questi tentativi, ha recuperato il suo senso politico e rivendicativo. In Italia le mobilitazioni delle donne sono tornate a essere più sentite. Quest’anno la mobilitazione è organizzata dal movimento femminista NonUnaDiMeno, che invita allo sciopero dal lavoro e dal ruolo imposto alla donna dalla società.