Enrico “Chico” Forti era un uomo di molti talenti, sebbene nessuno di questi fosse mai stato particolarmente utile. Campione di surf, produttore televisivo, truffatore e, infine, condannato per omicidio, la sua vita era una strana mistura di successi mediocri e fallimenti eclatanti. Dopo essere stato condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike, il figlio dell’albergatore Anthony Pike, Chico aveva accettato il suo destino con la stessa filosofia con cui aveva affrontato le onde: una risata e una spallata, infatti non si era mai riconosciuto colpevole.

Ma la storia di Chico non finiva lì. Dopo anni di battaglie legali e diplomatiche, l’Italia è riuscita incredibilmente a ottenere la sua estradizione. Chico tornava in patria come una sorta di eroe maledetto, accolto con bandiere e applausi all’aeroporto di Fiumicino. Il primo ministro in persona lo attendeva, con un sorriso che sembrava dire: “Benvenuto a casa, Chico! Sei un prodotto tutto italiano, e siamo fieri di te!”

Mentre scendeva dall’aereo, Chico si sentiva come una rock star in tour, nonostante indossasse ancora il completino azzurro della prigione americana. I giornali filogovernativi avevano preparato il terreno: articoli che osannavano le sue doti, mettendo in dubbio la sua colpevolezza, raccontavano di un Chico ingiustamente perseguitato, un simbolo dell’italiano indomito, sempre pronto a lottare contro le avversità. “Un uomo buono e bravo”, scrivevano, con una vita avventurosa tra surf, vela e televisione.

Chico stesso non poteva fare a meno di ridere sotto i baffi. “Se solo sapessero,” avrà pensato, mentre stringeva mani e per poco ci sarebbe mancato che avesse firmato autografi come un divo. La sua vita non era stata altro che una serie di tentativi maldestri di fare il colpaccio, culminati in quel tentativo di truffa con l’hotel Pike che gli era costato così caro. L’omicidio di Dale Pike era stato un colpo di scena che neanche nei suoi peggiori incubi aveva immaginato.

Il sistema giudiziario americano sembrava essere stato eluso con un colpo di bacchetta magica. “Estradato per scontare la pena in Italia”, avevano detto, ma tutti sapevano che non sarebbe rimasto a lungo dietro le sbarre. I suoi avvocati erano già al lavoro per smontare la condanna, pezzo dopo pezzo.

In un sogno Chico ha visto, che, mentre i giorni passavano, si ritrovava a godersi una vita che sembrava uscita da un romanzo grottesco. In un sogno da incubo si era visto invitato a talk show, ospite d’onore a cene di gala, persino una partecipazione a “Ballando con le Stelle” era in cantiere. Tutti a volere un pezzo di Chico Forti, il “bravo cittadino italiano” ingiustamente perseguitato.

Nella realtà della cella italiana, intanto, in un angolo remoto del suo cervello, Chico si chiedeva quando il sogno si sarebbe trasformato in realtà. Ma poi, però, sapeva che la verità ha un modo subdolo di emergere, proprio come un cadavere che riaffiora dalle profondità. Ma finché durava, Chico era deciso a godersi ogni singolo momento, ridendo della follia del mondo che lo circondava.

E così, tra applausi e pacche sulle spalle, Enrico “Chico” Forti continuava a vivere la sua vita straordinariamente mediocre, con un sorriso sornione e una risata sempre pronta, sapendo che, a volte, la realtà può essere più assurda della finzione.