Era partita con la lancia in resta, era tutta galvanizzata ed era sicura di fare “un figurone”. Aveva fatto i conti dell’oste ma non quelli della politica. E così è stata fatta fuori. La destra non entra nel consesso europeo, almeno tra i banchi del potere.
Ed allora dobbiamo dar ragione a Romano Prodi, che, infatti, aveva descritto la situazione meglio di chiunque altro. A proposito della posizione di Giorgia Meloni in Europa, Prodi aveva detto: “Meloni non è solo di destra, è ambidestra. Si comporta da destra con Von der Leyen, ma poi si allea con una destra ancora più estrema”.
Questa tattica opportunistica, difficile da sostenere, ora sta penalizzando l’Italia, esclusa dalle trattative per la nuova maggioranza nel Parlamento Europeo e per la nuova Commissione Europea. In sintesi, socialisti, popolari e liberali non vogliono neofascisti al governo dell’Unione e preferiscono includere i Verdi, che potrebbero garantire lo sviluppo delle politiche di transizione ecologica.
Meloni è stata esclusa dalle negoziazioni e non ha ottenuto nulla. È rimasta isolata perché in Europa l’estrema destra, che non condanna i movimenti neonazisti, riduce i diritti civili come l’aborto e esalta il nazionalismo, può persino essere respinta da un liberale moderato come il polacco Donald Tusk.
Il muro dell’antifascismo in Europa è ancora forte, a differenza dell’Italia dove Berlusconi ha legittimato gli eredi di Mussolini, portando una responsabilità che lo condanna davanti alla Costituzione e alla storia della Repubblica.
In Europa, se Meloni vorrà sostenere Von der Leyen, dovrà farlo segretamente perché i voti dei Fratelli d’Italia sono così imbarazzanti che, se accettati, potrebbero minare gli accordi tra le forze democratiche, che hanno posto un veto sull’ingresso dell’estrema destra nella maggioranza.
Con Meloni al governo, l’Italia perde il ruolo di primo piano che ha sempre avuto in Europa. A quel livello, Meloni è rimasta un “underdog”, come lei stessa si era definita, ossia qualcuno che sta sotto e continua a stare sotto, un capo di governo rispettato ma tenuto fuori dai giochi politici e di potere.
Così, Von der Leyen ha fregato la furbetta Meloni. Forse alla fine, per accontentarla le rifileranno qualche posto mediocre come contentino.