Oggi vi racconto una storia:

C’era una volta, nella Grande Foresta del Mondo, una possente Volpe dal pelo dorato che regnava sulla più vasta tana mai vista. Le creature della foresta la chiamavano “Sua Maestà la Volpe d’Oro”, e il suo ruggito faceva tremare anche i rami più alti dei più antichi querceti.

Un giorno, nella maestosa tana principale della Volpe – decorata con cristalli luccicanti e trofei di caccia – entrò tremante un piccolo Uccellino Azzurro. Veniva da una terra lontana, oltre il grande fiume, dove un terribile Orso aveva distrutto metà del suo nido e minacciava di divorare tutti i suoi compagni.

La Grande Tana era gremita di animali che osservavano la scena. Telecamere di grilli reporter trasmettevano ogni dettaglio a tutte le creature della foresta.

"Grande Volpe d'Oro," cinguettò l'Uccellino, "il mio popolo sta soffrendo. L'Orso ha già preso le nostre querce più belle e continua ad avanzare."

La Volpe d’Oro, seduta sul suo trono di corteccia intarsiata, guardò l’uccellino con occhi penetranti.

"O firmi questo foglio di betulla," ruggì improvvisamente, sbattendo una zampa sul tavolo, "o noi volpi smetteremo di aiutarti! E se ce ne andiamo, resterai da solo contro l'Orso! Non credo sarà una passeggiata nel bosco per te!"

L’Uccellino Azzurro sbatté le ali, sorpreso dalla violenza di quella reazione.

"Ma Grande Volpe…" tentò di rispondere.

"STAI GIOCANDO CON IL GRANDE INCENDIO DELLA FORESTA!" urlò la Volpe, mentre le creature presenti abbassavano lo sguardo, imbarazzate. "Non capisci che l'Orso potrebbe divorare tutti noi?"

Il silenzio calò nella Grande Tana. Solo il ticchettio di una goccia d’acqua che cadeva da una stalattite si udiva in lontananza.

"Una volta che avrai firmato questo accordo, avrai molti più semi per nutrirti," continuò la Volpe, con un tono appena più basso. "Però non stai mostrando alcuna gratitudine per tutto ciò che ti abbiamo dato finora, e questo non è gentile da parte tua."

L’Uccellino Azzurro, con gli occhi lucidi, guardò attorno. Nessuno osava intervenire. Questa non era diplomazia tra animali della foresta. Era la legge del più forte, la minaccia del predatore verso una preda già ferita.

Nei suoi ottant’anni di vita, il vecchio Gufo Saggio, appollaiato in un angolo buio, non aveva mai assistito a una scena simile tra il Re della Foresta e un suo alleato.

Fuori dalla tana, alcune volpi rosse inneggiavano al loro leader: “Ecco il nostro pacificatore!” gridavano. “Il nostro salvatore che riporterà ordine nella foresta!”

Ma il Gufo Saggio, nel suo silenzio, si domandava come potessero ancora inneggiare, esaltare, difendere una volpe che mostrava i denti così apertamente, non contro un nemico, ma contro chi cercava solo aiuto.

E mentre la notte calava sulla Grande Foresta, l’Uccellino Azzurro volava via con le piume bagnate di lacrime, e un foglio di betulla non firmato stretto nel becco, consapevole che presto avrebbe dovuto affrontare da solo l’Orso affamato che lo aspettava oltre il fiume.